La nostra industria metalmeccanica ha ridotto la sua produzione annuale di oltre il 30% insieme a quella dei plastici e, di conseguenza, la relativa verniciatura dei loro manufatti. Pertanto se si vuole recuperare almeno parte di questo lavoro perduto di finitura, è necessario rivedere a fondo quelle innovazioni tecnologiche industriali, che potrebbero farci riprendere un po’ di quello spazio che abbiamo perduto. Recupero (sviluppo?) che, attualmente, se guardiamo alle attività di varie aziende multinazionali delle vernici, viene considerato difficoltoso, in quanto tali gruppi si concentrano tra loro per avere più clientela che vernicia, dal momento che essi non credono più all’ampliamento industriale, come nel passato.
Dove possiamo rivolgerci allora? Sicuramente alla produzione manifatturiera polimerica, ceramica e altra, in 3D, perché ovviamente necessiterà di pretrattamento alla verniciatura (lavaggio del substrato, asciugatura e finitura, accettabile per l’ambiente).
Intanto, in attesa che si raggiungano risultati pratici di industrializzazione, non ci resta che teorizzare un po’ il futuro ciclo di verniciatura, scomodando le aziende che producono soluzioni chimiche e impianti di lavaggio (ad esempio, STS e Fismet Service); quelle che fabbricano vernici a basso impatto ambientale (ad esempio, vernici all’acqua e in polvere); quelle che sono in grado di fabbricare impianti specifici (la maggior parte degli impiantisti italiani). Sarà cura dell’Anver e dei suoi imitatori verificare le prime produzioni in 3D e organizzare l’incontro, dal titolo già agli atti: “futuro dei manufatti in stampa 3D: il loro ciclo di verniciatura”.
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