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Le arpe: capolavori di storica fattura artigianale, verniciati all’acqua su un impianto pensato per il futuro



É vero che uno strumento musicale destinato a esecuzioni professionali di alto livello, esposte al giudizio di un pubblico preparato, deve assicurare innanzitutto di essere stato costruito in modo da evitare qualsivoglia improprietà nella emissione del suono, ma le procedure produttive dell’azienda visitata sono tutte, anche le apparentemente meno importanti, così raffinate, da fare ben comprendere che cosa significhi “un’arpa Salvi”.
Domandiamo a Gabriele Dutto, rappresentante dell’azienda che ci ha accompagnato nella visita, se la verniciatura dello strumento ha esclusivamente una funzione estetica; ci risponde che: «la tavola armonica, per effetto della tensione delle corde –si arriva fino a carichi pari a 1200 kg- tende a deformarsi, anche se le parti che la compongono rimangono in locale appositamente areato e riscaldato per circa 4 mesi. Per questo motivo la vernice, oltre a rispondere ad elevate esigenze estetiche, deve essere elastica in modo che assorba i cambi dimensionali dello strumento e non si “rompa” il film».
In sintesi: nella falegnameria vengono preparati tutti i componenti dello strumento, che vengono poi premontati dando luogo a un’arpa “grezza” (così la chiamiamo), di cui viene accuratamente controllata la validità dell’insieme, premessa per il futuro buon funzionamento (l’unione dei vari componenti è così perfetta, da fare sembrare alla fine lo strumento un pezzo unico).
Tutti i componenti vengono quindi smontati e verniciati, per essere alla fine rimontati a creare l’arpa “definitiva”, almeno quanto a struttura, non ancora però testata nella sua funzione prioritaria, la produzione del suono: gli specialisti dell’azienda (accordatori e arpisti), hanno ancora il loro da fare.

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