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Non bisogna produrre capolavori, ma essere capolavori



Parliamo di verniciatura come processo, e non
come semplice strato di vernice.
La nostra sensibilità, è stata sempre
quella di porre attenzione ai processi: cerchiamo di
capire come il design, che è un po’ la nostra stella polare,
che condiziona tutti i progetti, possa influenzare anche
l’aspetto produttivo. In realtà la verniciatura è, in parte,
effettuata all’esterno.
Nell’ambito delle finiture, la scelta di usare vernici a basso
impatto ambientale non è una scelta: l’alternativa è la
preistoria. Penso invece che ci sia la possibilità di cercare
nuovi orientamenti e nuove possibilità nella finitura: è
vero che in termini di percezione sensoriale la prima cosa
che si vede è la forma, il colore, poi, avvicinandosi, si
tocca, usando il tatto, però, spesso mi domando, perché la
superficie non potrebbe avere lo stesso ruolo della pelle? E
quindi avere anche dei requisiti tattili o funzionali di altra
natura, per esempio, la fonoassorbenza?
Da alcuni anni abbiamo pensato a nuovi concetti che
prendono in considerazione una visione sistemica del
progetto, oltre il singolo prodotto, dando vita a un concetto
di design allargato che comprende varie collezioni di
prodotti per gli interni.
Il design è tra il mercato e la fabbrica, deve
rispondere all’ingegnierizzazione del prodotto, la ricerca
e sviluppo ma soprattutto al consumatore che ha
bisogno di emozioni, e di razionalità. Per come noi
interpretiamo il design, cerchiamo di sviluppare dei
prodotti che abbiano un significato per gli umani ma
che siano sostenibili per la produzione industriale. Tra
questi due mondi noi cerchiamo di aggiungere valore.
Il modulo di base dei nostri mobili diventa così un
mattoncino con il quale ogni persona può costruire il
suo mondo, ma in produzione diventa standard.
Il mattoncino ha quindi una flessibilità che consente di
“ascoltare” le esigenze di ogni singola persona. Mi piace
il design che sa ascoltare e che diventa uno strumento
flessibile in mano alle persone.
Credo all’unicità delle persone, e quindi credo
all’unicità delle offerte alle persone. Quindi un design
che comprende l’umanità e non viceversa.

Daniele Lago

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